Erasmus 2.0: impressioni di settembre di uno studente italiano
Parlare di Erasmus 2.0 non è il solito slogan ideato
dall'ufficio marketing incaricato di pubblicizzare un periodo
di studio all'estero ma, veramente, è l'Erasmus che si
vive oggi, anno accademico 20013/2014.
Il primo contatto con la vita Erasmus è stato Facebook; sarà
che Budapest è una metà così ricercata che non ci si deve
neanche impegnare per arrivarci e conoscerla, sarà che è una
città così attraente, sta di fatto che basta digitare
"Erasmus Budapest 2013" e puff, si è subito
catapultati dentro una miriade di gruppi; da chi cerca
appartamenti e stanze a chi vende cose usate o da chi cerca
qualcuno per praticare la lingua, uno sport a chi organizza feste
ed eventi e vuole pubblicizzarli; insomma, è questo che si trova
quando ci si trasferisce in una città con quasi 2 milioni di
abitanti e tanti, tantissimi studenti.
E' questo che ci aspetta ed è questo forse il più grande
regalo che l'informatica poteva farci: offrire un nuovo
"medium", un nuovo canale per avvicinare le genti, gli
studenti di tutta Europa. Così dunque inizia un periodo in
Erasmus, forse distanti dall'Italia ma sempre più vicini
all'Europa. Basta un post, un messaggio, un evento, un
"Any plans for tonight?" ed è fatta. E' una
mentalità-modalità diversa di approcciarsi, uno stile di
comunicazione impensabile per i (miei) padri ma scontato per i
nativi di quest'era. E' anche questa una via da percorre
per l'integrazione europea? Si. Fa tutto parte del presente
che ci apprestiamo a vivere e del passato che ricorderemo con
nostalgia.
Dunque, mettiamo nel calderone un po' di tutto: Europa,
Erasmus, FB, internet, inglese, studenti, comunicazione ed il
gioco è fatto. Facile no?
Dopo il primo step fatto di scambi di byte: mail, chat,
notifiche, avvisi, whatsapp e tanto altro si arriva e si inizia a
toccare con mano la vita da erasmus. Si esce e si conosce, si
parla una lingua che non è la propria, si discute e si esplora.
E mentre questo accade sembra che sia tutto molto bello e
attraente, tutto interessante e accogliente. Forse lo è
veramente e non è solo un'impressione, lo è veramente
perché risulta semplice, non ci sono barriere o pregiudizi per
nessuno, sembra quasi troppo facile trovarsi: ciao, mi chiamo
Giacomo, tu? io italiano (sorride), di dove hai detto che sei?
bello! la prima volta a Budapest? ecc…
Insomma, per il momento questo è l'inizio. Poi si vedrà.